Deus lo volt! Dio lo vuole!

Deus lo volt! Dio lo vuole!

Il Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, intervenendo al Budapest Demographic Summit, ha voluto affermare che «una grande battaglia per chi difende l’umanità e i diritti delle persone sia anche difendere le famiglie, difendere le Nazioni, difendere l’identità. E anche difendere Dio e tutte le cose che hanno costruito la nostra civiltà».

A quale Dio avrà fatto riferimento nel suo discorso? Al Dio di Gesù Cristo, che è venuto a rivelarci il volto del Padre? Oppure a quel Dio generico, sempre mansionato nei giuramenti e nei discorsi dei vari presidenti degli Stati Uniti e stampato sui dollari? Si sarà riferita al Dio, che si è fatto carne, per abitare e salvare la nostra storia? Oppure a un’idea alquanto massonica, costruita a tavolino, come uno tra le tante cose «che hanno costruito la nostra civiltà»?

Sinceramente, sono convinto che si tratti di un semplice slogan propagandistico e vuoto di concretezza, come tanti altri. Una botta alla “panza” di quelli, che hanno paura di una fede incerta e di una storia complessa, come quella rivelata nei Vangeli. E allora esultano, rassicurati e compatti, quando si sfodera una Bibbia o si sventola un rosario o si grida «Deus lo volt! Dio lo vuole!» al principio di ogni battaglia ideologica.

Ma alcune esibizioni retoriche sono ambigue e pericolose, quando pronunciate dal Presidente del Consiglio dei ministri, il quale deve sapientemente saper coniugare il dovere di testimoniare la propria fede e il principio di laicità dello Stato.

Da cattolico, come ama definirsi anche il nostro Premier, mi chiedo quale testimonianza di fede e quale immagine si possa trasmettere, presentando un Dio incapace di difendersi da solo.

Anche da questo si capisce e si smaschera la sola intenzione propagandista di una tale affermazione: «difendere Dio». Una sferzata emotiva, priva di ragionevolezza e di alcun contenuto reale.

In passato, molti hanno avuto la pretesa di difendere Dio, senza averne ricevuto mandato. Ma in realtà era difendere se stessi, i propri domini, le proprie ideologie, le proprie fazioni, le proprie illusioni, i propri deliri di onnipotenza.

E il 12 marzo dell’anno santo 2000 la Chiesa chiese perdono al Signore, anche a nome loro, «per aver fatto ricorso a metodi non evangelici» nella difesa della verità, conquistando, sterminando, discriminando, torturando, opprimendo, schiavizzando, anche alleandosi a regimi disumani e sanguinari.

Attraverso i secoli e ancora oggi, quelli che pretendono di difendere Dio, molto spesso, Dio non lo conoscono e agiscono contro l’amore, contro la pace, contro i diritti dei popoli, contro il rispetto delle culture e delle religioni stesse.

I cosiddetti “difensori di Dio” hanno fatto, fanno e faranno sempre dei grandi danni alla Chiesa e al mondo.

Dio si sa difendere da solo. Altrimenti non sarebbe Dio. Ma, soprattutto, il “nostro Dio” ha deciso di non difendersi affatto.

Il “nostro Dio” è quello che si lascia deridere e ama, si lascia percuotere e ama, si lascia scarnificare e ama, si lascia schiacciare e ama, si lascia inchiodare sulla Croce e ama.

Il “nostro Dio”, che con un cenno del capo avrebbe potuto resettare l’intera creazione con un bel diluvio, sceglie di non farlo, di non difendersi.

Dalla Croce, guardando i delinquenti condannati insieme a lui e i suoi carnefici, che si stanno prendendo gioco di lui, all’apice della sua sofferenza, dice: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno. Padre, continua ad amarli, continua a prenderti cura di loro, continua a donare loro la vita, continua a perdonarli, continua a perdonarli, continua a perdonarli».

Perdona tutti. Anche quelli che non sono per niente pentiti di averlo crocifisso.

Il “nostro Dio” ha scelto di non difendersi. O meglio, l’unica sua difesa è donare la propria vita a tutti. Anche a chi non ne è degno. Anche a chi non se lo è meritato.

L’apostolo Pietro, che ancora non aveva capito molto del Vangelo, la notte in cui Gesù venne arrestato, sfoderò prontamente una spada per difenderlo.

E Gesù lo fermò, rimproverandolo: «Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli?».

State buoni, difensori di Dio, perché finirete col farvi male. Come potete pensare che Dio Onnipotente non sappia difendersi da sé, qualora volesse? Forse vi ritenete più forti, più giusti, più saggi, più divini di Lui?

Nel vangelo di qualche domenica fa, si raccontava che «Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

E il solito Pietro, subito: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». 

E Gesù severamente lo rimprovera: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

Quel giorno Dio ci fece sapere che non dobbiamo assolutamente prenderci la briga di difenderlo, dobbiamo imparare a stare a posto nostro: lui è il Signore e noi i discepoli.

Che a pensare e agire al posto di Dio, si finisce col pensare e agire al modo di Satana! Dice Gesù.

 

Torna al blog

1 commento

molto chiaro e spigato bene. grazie

antonietta

Lascia un commento

Si prega di notare che, prima di essere pubblicati, i commenti devono essere approvati.